Il modello del Corpus Christi di questo crocifisso - a parte una minima variante del perizoma - è quasi sovrapponibile ad un altro, sempre in argento, pubblicato dalla Williams Moretto Irving Gallery di NY con un riferimento a Giambologna o alla sua scuola e uscito probabilmente dalle Botteghe Granducali Medicee fiorentine. Quel che è certo è che il presente crocifisso rispetta appieno, nella fisionomia come nella raffinata esecuzione dei dettagli (vedi i capelli), una tipologia che ebbe grande fortuna, soprattutto in Toscana, tra la fine del 500 e i primi del 600 e il cui prototipo è da ricondursi con certezza al grande scultore di Douai che trovò in Italia la sua patria di elezione. “Diffusissima era infatti la pratica di utilizzare modelli del maestro (Giambologna), spesso controllati dal maestro stesso, ma che prodotti in serie, in oro, argento e bronzo, erano successivamente rifiniti e rinettati dai diversi allievi, tra i quali spiccavano l’olandese Adriaen De Vries e soprattutto Antonio Susini” *. Oggetti preziosi ed elaborati come il crocifisso qui presentato erano spesso indirizzati in dono ad alti prelati o utilizzati come regali diplomatici. Letteratura di riferimento: *Sacri splendori. Il tesoro della cappella delle reliquie in Palazzo Pitti,a cura di R.Gennaioli, M. Sframeli, Sillabe Ed. 2014 Charles Avery - Giambologna: An Exibition of Sculpture By the Master and His Followers From the Collection of Michael Hall.Esq. Salander–O'Reilly Galleries, New York City, 1998