Nipote di Federico Bianchi, Carlo Preda impresse alla pittura dello zio un nuovo corso arrivando ad anticipare, con l'attività svolta in totale autonomia per la città di Casale Monferrato durante il nono decennio del secolo, certi risultati del barocchetto lombardo. Il nostro esemplare risente ancora della lezione assimilata da Filippo Abbiati, tra i maggiori protagonisti del Manierismo milanese, cui rimandano i tipi fisionomici e l'esuberanza della tavolozza. Tuttavia, le figure, immerse nella penombra, già assumono un maggiore respiro compositivo e il pennello acquisisce in scioltezza. Tra la fine del Seicento, infatti, e l'inizio del Settecento, l'artista fu coinvolto nella temperie tardobarocca dei genovesi Piola, Guidobono e De Ferrari cui sembra rifarsi il segno morbido e compendiario, quasi percorso da una vena neo-correggesca. A questo giro d'anni, ancora al di qua dell'avvento del nuovo secolo, appartiene verosimilmente il nostro esemplare.