Esemplare proveniente dall’asta Artemide, Dogana 21 febbraio 1996, lotto n. 299 (aggiudicato a 21.500.000 lire). Prima dell’asta citata del 1996, risulterebbero offerti in asta esemplari di questa moneta solo in altre tre occasioni: nell’asta Sambon, Collezione Rossi, 1880; nell’asta Sambon, Collezione Cantoni, 1887; nell’asta P. & P. Santamaria, Collezione Magnaguti 1954.
La lettera P sotto il busto del duca al diritto di questo testone è la sigla di Pastorino da Siena (1508-1592), insigne medaglista, oltre che pittore e vetraio, che lavorò a Parma, Reggio, Ferrara, Novellara, Bologna e Firenze.
Il numero 18 sta a indicare il peso della moneta in decine di grani, la quarta parte del carato. La raffigurazione del rovescio con la leggenda ANIMI SVPER OMNIA (“I sentimenti al di sopra di tutto”), alluderebbe alle nozze di Alfonso II d’Este con la figlia dell’imperatore Ferdinando I d’Austria, Barbara: il duca, nei panni di Marte, incorona duchessa la giovane sposa, che offre una cornucopia, simbolo di abbondanza e in questo caso di fecondità. Alfonso II infatti non aveva avuto figli dalla prima moglie Lucrezia de’ Medici, morta nel 1561; da questo secondo matrimonio sperava nella nascita di un legittimo erede. Le nozze, stipulate nel 1564, vennero poi rinviate per la morte del suocero e celebrate soltanto il 5 dicembre 1565. Neppure questa unione diede ad Alfonso II il tanto desiderato figlio; prima di morire egli nominò suo erede il cugino Cesare, ma tale nomina non venne accettata da papa Clemente VIII e Ferrara ritorno sotto il dominio pontificio.