Cambi Casa d'Aste presenta un nuovo appuntamento dedicato alle Maioliche e alle Porcellane. Una raffinata raccolta di opere finemente decorate, che spazia dalle primissime porcellane del XVI secolo fino ad arrivare alla produzione del XX secolo. 
 
Tra i lotti in asta da citare, il lotto 42, una grande alzata proveniente da Pavia, della Manifattura Imbres o Rampini, datata ultimo quarto del XVII - inizi del XVIII secolo. La grande alzata, decorata in policromia a gran fuoco, ha il bordo appena rilevato e poggia su largo piede anulare. Sulla superficie piana del recto troviamo tutto il repertorio della cultura artistica pavese della fine del Seicento di cui i pittori della famiglia Africa ne sono particolarmente virtuosi. Il tipico paesaggio, animato da viandanti con il bastone, presenta rovine architettoniche con archi, pilastri, colonne, plinti con sculture, il grande vaso, l’albero spoglio, la città turrita sullo sfondo al tramonto. Il verso ospita ciuffi fogliati in manganese eseguiti con rapide pennellate

Altro lotto di grande pregio, il lotto 71, un grande piatto proveniente da Castelli, di Francesco Grue, 1640-1650. Il piatto da parata è decorato nell’ampio cavetto con la scena istoriata "L’allocuzione di Scipione" tratta da un’incisione di Antonio Tempesta (1555-1630). Il soldato di spalle al centro porta uno scudo con lo stemma del committente. Si conoscono altri piatti con la stessa scena, tutti della bottega di Francesco Grue, con lo scudo che riporta lo stemma di diverse casate. Sull’eccezionale tesa, delimitata da una doppia cornice, una fitta decorazione di girali vede elementi sempre differenti con figure ignude, uccelli fantastici, arpie, scudi con mascheroni, vasi monumentali che si susseguono senza soluzione di continuità.

Rilevante anche il lotto 74, una coppia di rari vasetti da farmacia, sempre proveniente da Castelli, della Bottega Pompei o di Carlo Antonio Grue, 1680-1690 circa. Su ogni piccolo albarello la decorazione in monocromia blu vede, senza soluzione di continuità, un paesaggio formato da piccole zolle a isola dominate da un grande putto, su uno dormiente accompagnato da un cavallo selvaggio, sull’altro intento a suonare un piffero davanti ad un gallo in un paesaggio esotico con palme e un leone intento a salire una scala a pioli. Inoltre edifici ed insetti in volo. (Vedi anche lotto 75).


Tra i lotti principali, il lotto 76, il piccolo albarello dalla Spezieria dell’Ospedale di San Giacomo degli Spagnoli a Napoli, realizzato a Castelli, Bottega dei Gentile, 1685-1700. La decorazione vede al centro lo stemma tripartito delle famiglie Caracciolo-Orsini-Carafa dominato dall’aquila bicipite con corona di marchese, attorniato da tralci con foglie frastagliate cavalcate da due putti. Inferiormente la scritta apotecaria in caratteri capitali “Pil.D.trib.cv.Rhabarbaro" Lo stemma tripartito viene riferito alla donazione del corredo da farmacia da parte delle tre famiglie napoletane (cfr. G.Donatone, La maiolica napoletana del Seicento, Cava dei Tirreni 1984, tav. 19b).  Della stessa provenienza, il lotto 77, un orciolo di Castelli, Bottega dei Gentile, ultimo quarto del XVII secolo. Il lotto è caratterizzato dal corpo ovoidale con alto collo e becco a tubetto.


Il lotto 80 è invece una mattonella di Castelli, di Liborio Grue (1702-dopo il 1776). La scena raffigura il celebre episodio biblico di "Mosè salvato dalle acque" dipinto con colori a gran fuoco con un’elegante formula pittorica: dall’impostazione azzurra colorata con verde e giallo, e ombreggiata in bruno.

In asta anche, i lotti 100, 101 e 102, cinque diversi alberelli settecenteschi provenienti dal corredo della spezieria della Certosa di San Martino a Napoli. 

Di grande pregio ed eleganza, il piatto da mezzina (lotto 127), proveniente da Doccia, Manifattura Ginori, 1873 circa. La stagione delle Esposizioni Internazionali nella seconda metà dell’Ottocento vide un’assidua partecipazione della Manifattura Ginori, che in linea con il gusto del momento introdusse nella propria produzione la maiolica definita "artistica", inizialmente ispirata alle realizzazioni rinascimentali, come riconoscibile nel piatto per mezzina qui presentato. La forma rialzata del piatto suggerisce un bacile nel cui anello centrale, decorato con l’effigie di un uomo rinascimentale, veniva inserito il piede della mezzina La suddivisione in spicchi, definita dalla sua sbaccellatura, è decorata con "raffaellesche", denominazione attribuita alle "grottesche" dipinte in ceramica su fondo bianco. La marca con la sola corona, priva dell’iscrizione "Ginori" conferma, insieme al numero "4" di modello e al numero "5" riferito al decoro, una precoce produzione di questo esemplare databile intorno al 1873. 

Molto raro anche il vaso con coperchio (lotto 136) realizzato sull’Isola Bella (Lago Maggiore), della piccola manifattura Borromeo, 1924-1930 circa. Questo vaso riprende le forme di quelli settecenteschi di Savona con coperchio dalla presa a fruttino ed è riccamente decorato in policromia a raffaellesche con mano sicura. È piuttosto raro imbattersi in maioliche della manifattura "Ceramica d’Arte Isola Bella" dei Borromeo situata sull’Isola Bella. Infatti la bottega nasce nel 1923 con l’arrivo di un maestro toscano chiamato dai Borromeo ad esercitare in una casetta sull’isola chiamata poi "la casa del Maiolicaro" L’attività dura però soli pochi anni per cessare nel 1931.

Spiccano nel catalogo, il nucleo composto da undici rarissime porcellane provenienti da Vinovo, parte di una collezione privata torinese (lotti dal 158 al 168), e una rara tazza da puerpera con sottopiatto prodotta a Venezia dalla Manifattura Cozzi, verso la fine del XVIII secolo. In particolare, la tazza da puerpera possiede manici a volute rocailles e presa del coperchio modellata a grande bocciolo di rosa fogliato. La decorazione policroma vede sulla tazza e sul coperchio una riserva con lo stemma partito in palo Teggia Droghi e Rangoni che si ripete nel cavetto del piatto. Nella riserva contrapposta il monogramma con le lettere "GTR" incrociate formate da ghirlande di fiorellini. Il resto della superficie è modellata a vimini intrecciato. Il monogramma "GTR" ci rivela che la zuppierina apparteneva a Giulia Teggia Rangoni che andò sposa nel 1786 a Giuseppe Teggia Droghi. Siccome sappiamo che la tazza da puerpera era il dono che il marito faceva alla moglie per la nascita del primo figlio, la nostra porcellana è quindi da datare dopo il 1786. Nel 1785 Giuseppe Teggia Droghi e il fratello Cristoforo furono ascritti dal duca Ercole III d’Este alla nobiltà e patriziato di Modena. La discendenza di Giuseppe probabilmente si estinse e la tazza da puerpera passò ai discendenti di Cristoforo dove è rimasta sino ad oggi.


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