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Giovanni Del Biondo (Pratovecchio 1356 - Firenze 1399)
Madonna del latte, angeli e crocifissione di Cristo

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Giovanni Del Biondo (Pratovecchio 1356 - Firenze 1399) Madonna del latte, angeli e crocifissione di Cristo

tempera su tavola, cm 96x58
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L'importante tavola fu venduta nel 1934 a Torino come opera di scuola senese del Trecento. Fu poi ricondotta da Miklos Boskovits al catalogo di Giovanni del Biondo, pittore formatosi intorno alla metà del Trecento nella bottega degli Orcagna, dove recepì gli influssi di Nardo di Cione collaborandovi verso il 1357 alla decorazione della cappella Strozzi in Santa Maria Novella. La ricostruzione di questa personalità artistica si deve a Suida, che riunì molte opere sotto il nome convenzionale di Maestro della Cappella Rinuccini, e al Gamba che identificò quell’anonimo artefice con Giovanni del Biondo. La tavola è collocabile verso la prima metà dell’ottavo decennio del secolo per una certa consonanza stilistica con opere di questi anni come il polittico della cappella Tosinghi in Santa Croce (1372), due tavole con l’Incoronazione della Vergine, una a Richmond (1372) e l’altra nella cattedrale di Fiesole (1373), le parti di un trittico conservate nella chiesa parrocchiale di San Donato in Poggio (1375) e la predella del polittico della Cappella Rinuccini in Santa Croce (1379). La marcata caratterizzazione dei personaggi è tipica, infatti, della maturità del pittore, da quando Giovanni si allontanò dal modo di dipingere degli Orcagna nel corso del settimo decennio del secolo per poi riavvicinarvisi solo intorno agli anni Ottanta. Comune all’opera di Giovanni in questo torno di anni in cui, come ebbe a dire Zeri, cercò di “rinverdire le aridità dell’accademia orcagnesca” e di tradurle in una “parlata rusticheggiante e saporita”, è il particolarissimo modo di caricare i tratti fisionomici e la tipica morbidezza cerea degli incarnati, come anche l’intenso chiaroscuro che rende le forme bruscamente tondeggianti, secondo un intento di riadattamento di prototipi giotteschi. Il pittore, allo stesso tempo, semplifica e schematizza le forme, contenendole nel ritmo dinamico del contorno che le stacca nitide, quasi ritagliate, sul lucente fondo oro. I particolari dei ricami della veste del Bambino e dei cerchi delle aureole, elaborati con minuzia, rivelano quanto egli sia attratto dalla policromia e dalla ricchezza narrativa della miniatura tardogotica. A sostegno dell’attribuzione, si confronti, inoltre, la nostra Vergine con quella della tavola conservata a Figline Valdarno della chiesa di San Francesco e la crocifissione della parte apicale con quella, già centro di trittico, della Memorial Art Gallery di Rochester (New York). Provenienza: Collezione Gualino, Torino Collezione Buscaini, Milano Collezione Grassi, Roma Bibliografia: G. Castagnoli (a cura di), Dagli ori antichi agli anni Venti. Le collezioni di Riccardo Gualino, catalogo della mostra, Torino, 1982, p. 48, n.7 M. Boskovits, in “Art Bulletin”, 1972, 207, n. 33 M. Buskovits, La pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento, Firenze 1975, fig. 75 W. Angeletti, A. de Marchi, Pittura dal Duecento al primo Cinquecento nelle fotografie di Girolamo Bombelli, Milano 1991, p. 163, n. 307 R. Offner & K. Steinweg, A critical and Historical Corpus of Florentine Painting, New York 1969
Live auction 254

Old Masters Paintings

wed 4 May 2016
Genoa
SINGLE SESSION 04/05/2016 Hours 15:00
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