Important Italian majolica from the Renaissance to the Baroque

89

Piatto Lazio (area viterbese), seconda metà del sec. XVI

€ 3.500,00 / 5.000,00
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Piatto Lazio (area viterbese), seconda metà del sec. XVI

Maiolica Diametro cm 37,2; altezza cm 10,7 Sbeccature Provenienza: collezione privata
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Corpo a profilo svasato, bordo solcato da una filettatura e piede ad anello. Retro privo di rivestimento. Al centro è dipinta la figura di un alfiere con cappello e spada, che incede verso destra lungo una strada reggendo una vistosa bandiera, ornata di frangia a lunghe strisce ondulate, su cui campeggia lo stemma della famiglia de’ Medici. In secondo piano, ai lati della composizione, si dispongono due promontori su cui sono posti agglomerati un po’ convenzionali. Tavolozza diluita, con toni prevalenti di giallo e arancio. L’opera mostra nel complesso diversi punti in comune con il coevo “figurato” tardo di Montelupo. Essa infatti raccoglie stilemi tipici della vasta produzione, che dalla seconda metà del ‘500 nel piccolo centro valdarnese propone simili alfieri, ma anche sbandieratori, spadaccini, alabardieri, tamburini, figure dell’arte, soggetti di genere ecc., i cosiddetti “arlecchini”, per lo più in pose sciolte e festose, che influenzano notevolmente l’area altolaziale. Stilisticamente, inoltre, il volto rotondo dai tratti minuti del vessillifero, la divaricatura contenuta delle gambe, le proporzioni anatomiche rispetto all’ampiezza del paesaggio, gustosamente compendiato, la tipologie degli agglomerati, ecc. richiamano strettamente la produzione di Montelupo della fine del ‘500, nella sua fase di transizione agli “arlecchini” canonici, particolarmente certi piatti del Bargello a Firenze1, di incerta attribuzione, per le caratteristiche del verso: essi infatti, proprio come nel piatto in esame, hanno il retro non smaltato (o solo parzialmente smaltato), mentre la produzione di Montelupo mostra un’integrale smaltatura del verso e solitamente il piede a disco. In senso iconografico inoltre negli alfieri montelupini la bandiera ha campo da protagonista, ma in questo caso essa assume particolare valore per il fatto esibisce uno stemma, e per di più de’ Medici, condizione pressoché inedita rispetto alla documentazione sinora nota. Fatte queste considerazioni, propendiamo per un’opera di area laziale, in particolare di officina acquesiana. E’ area che, come ci riferisce Romualdo Luzi, “si lega ai Medici, in particolare potrebbe coincidere con il passaggio per Acquapendente di CosimoI, avvenuto il 1 settembre 1569. Fu ospite nella residenza del nobile cavaliere aquesiano Cesare Savini. Il Medici si recava a Roma per avere da papa Pio V il titolo di Granduca di Toscana (bolla del 27 agosto 1569). Al ritorno dal viaggio, Cosimo I sarebbe poi stato ospite a Proceno nel castello degli Sforza”. Inoltre, come sottolinea lo studioso, è impor tante notare che la residenza del Savini era adiacente ad una fornace, della quale si parla in un avvenimento del 1586, ma forse già attiva nel 1569, per cui si può presumere che la commissione del piatto potesse essere stata fatta dallo stesso nobile che, come scrive il notaio cronista contemporaneo Pietro Paolo Biondi, era il proprietario della fornace2. 1RAVANELLI GUIDOTTI 2012, pp. 94-95. 2 BIONDI 1984, p. 83.
Live auction 267

Important Italian majolica from the Renaissance to the Baroque

tue 25 October 2016
Milan
SINGLE SESSION 25/10/2016 Hours 15:00
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