Il piatto presenta cavetto liscio a profilo svasato, breve orlo arrotondato e rialzato, e piede a disco leggermente incavato. All’interno del cavetto campeggia un busto di donna, volto di profilo a sinistra, con i capelli raccolti in una vistosa cuffia a casco (a). Sullo sfondo si dispongono rosette in ordine sparso. Il verso è ingobbiato e invetriato, mentre il piede è lasciato a “biscotto”. Dipinto con variegature in bruno “ferraccia” e verde “ramina”. La materia di fondo - l’ingobbio - di calda tinta in bianco avorio, i freschi tocchi di ossidi metallici (“ferraccia” e “ramina”) non invadenti, la sottigliezza del segno “graffito”, l’assenza del graticcio dell’hortus conclusus di fondo, conferiscono alla composizione un’ariosità non comune. Inoltre, nell’ambito della vasta produzione a “ritratto graffito” emiliano- romagnolo rinascimentale, questa versione si impone per la stretta parentela stilistica con versioni coeve faentine, dipinte su maiolica, come, ad esempio, può confermare il confronto con la celebre “Maria Bella” del Museo di Faenza (b). Pressoché uguali l’impianto della figura e lo stilismo del profilo, di proporzioni molto concentrate rispetto allo sviluppo del collo, che invece è di imponente forma a cono, secondo una concezione “amatoria” del “ritratto” femminile totalmente astratta, in una sintesi mai più raggiunta in seguito. Bibliografia L’opera è pubblicata in: REGGI 1971, fig. 103 (esposta alla Mostra La ceramica graffita in Emilia Romagna, Mo- dena 1971); RAVANELLI GUIDOTTI 2000, p. 170, fig. 15 b.