Bibliografia Comparativa N. Spinosa, 'Pittura napoletana del Settecento dal Barocco al Rococò', Napoli 1988, I, figg. 422-442 Secondo le fonti storiche settecentesche, Gennaro Greco era conosciuto col soprannome di Mascacotta, a causa di una mostruosa bruciatura che, quand'era ancora bambino, gli aveva deturpato il viso. Il Greco studiò il trattato di prospettiva compilato da Padre Pozzo, Perspectiva pictorum et architectorum pubblicata a Roma nel 1693, un’opera che sistematizzava un codice di trattamento dello spazio per i pittori di architetture. Questa specializzazione lo portò a collaborare con i maggiori decoratori del tardo barocco partenopeo, come Paolo De Matteis e Francesco Solimena, mettendolo spesso in concorrenza con Francesco Saracino, pittore, ingegnere e scenografo teatrale. Il De Dominici narra che 'impratichito da quelle ottime regole, fece bellissimi quadri, tirando linee in vedute prospettiche con tanta intelligenza' (cfr. B. De Dominici, 'Vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani', Napoli 1742-1744, III, pp. 553-554). Queste evidenti qualità pongono il Greco quale anello di congiunzione tra Viviano Codazzi e i capricci napoletani di Leonardo Coccorante (attivo a Napoli nella prima metà del XVIII secolo), inaugurando quel filone illustrativo dedicato ai paesaggi fantastici con capricci architettonici e figure risolte con pennellate veloci e a macchia, sulla falsariga di Domenico Gargiulo.