Il dipinto è stato identificato con quello ricordato dalle fonti fin dal XVII secolo nella chiesa di San Carlo a Milano. Nel 1614 i Carmelitani Scalzi della congregazione di S. Elia avevano chiesto al Senato di Milano di poter comprare una casa con orto esistente nella zona di Porta Nuova, per potervi costruire il loro convento. La chiesa, costruita dall’architetto Aurelio Trezzi, verrà dedicata a San Carlo e Santa Teresa. Era a navata unica e affiancata da otto cappelle, adorne di quadri, tra gli altri di Francesco Cairo e Daniele Crespi; la decorazione dell’interno non si limitò alle sole cappelle: “su per le pareti, tra gli Archi sotto il Corniccione vengonsi appesi alcuni Quadri, rappresentando varii gesti della Santa Carmelitana Fondatrice usciti dal leggiadro cervello di Giulio Cesare Procaccini” (TORRE 1714, p. 245). I primi a ricordare l’esistenza dell’opera nella chiesa di San Carlo sono i Fratelli Santagostino, che redigono un catalogo dei dipinti esposti in luoghi pubblici a Milano, intorno al 1688 (cfr. per BONA CASTELLOTTI 1980). Essi ricordano infatti una “Madonna che mette la corona di grazie a Santa Teresa con San Giuseppe e molti angeli”, che va senza dubbio identificata con la tela della Collezione, così come già ipotizzato dal Brigstocke 1976, che conosceva l’opera perché illustrata dal Nicodemi, nel suo volume dedicato a Daniele Crespi del 1930. Questi la vide intorno al ‘30 nella Collezione Galeazzi a Milano, dalla quale direttamente è pervenuta all’attuale collocazione. La chiesa e il monastero di San carlo vennero soppressi nel 1805, allorché, il 27 luglio, i carmelitani scalzi del monastero furono costretti a trasferirsi alla Certosa di Pavia, e con vicende ancora sconosciute il dipinto giunse alla collezione milanese della famiglia Galeazzi.