Palazzo Serbelloni, la nuova sede a Milano

mon 4 November 2013

Storia e Architettura
Nel 1756 il Duca Gabrio Serbelloni acquista casa Trotti, lungo il Naviglio di San Damiano, primo nucleo del palazzo di grande rappresentanza e prestigio che doveva consacrare i Serbelloni al centro della vita sociale e politica di Milano.
Fu chiamato dal Duca Serbelloni l’architetto Simone Cantoni, ticinese, allievo del Vanvitelli e dell’Accademia di Parma, per impostare un primo progetto (1769-1774) che prevedeva l’appartamento di  “comodità” sul lato San Damiano e quello  “di parata” sul Corso di Porta Orientale (attuale Corso Venezia).
È però tra il 1774 e il 1775 che il Cantoni elabora il suo progetto più grandioso, con la facciata magnifica, la corte, il passaggio delle carrozze, il teatro, la biblioteca e la doppia scala a tenaglia che dalla corte e dal giardino (ricordiamo che allora l’ingresso principale, tipico per una maestosa dimora fuori porta, era proprio quello del giardino) portava a piani superiori.
L’ubicazione è stata appositamente scelta, e questo è un punto importante, fuori dalle mura medioevali della città, ma in una zona suburbana di orti e proprietà agricole prima delle nuove mura spagnole, appositamente per costruirvi un palazzo di mole monumentale. Successivamente in questa area verranno costruiti altri importanti edifici di architetti come Pollack e Piermarini. Per i suoi committenti, Palazzo Serbelloni doveva essere un edificio di grandissime dimensioni, di rappresentanza della famiglia, non una dimora ma un edificio di prestigio politico.
L’impianto del piano terra è composto da enormi spazi, un grande atrio di entrata, un’anticamera, un cortile di proporzioni monumentali con grandi portici e androni. E poi ancora il giro delle carrozze, il giardino di grandissime dimensioni, gli uffici amministrativi, la biblioteca che occupava un’intera area con 75.000 volumi aperta un giorno alla settimana al pubblico già nel Settecento, il teatro, varie sale per associazioni, la cavalleria per esercitarsi all’arte equestre, l’atrio con un enorme scalone a doppia tenaglia e i magazzini, molto interessanti, sviluppati in un’area di servizio collegata con un imbarcadero al Naviglio, per approvvigionarsi per mezzo di barconi direttamente dal feudo Serbelloni a Gorgonzola di derrate giornaliere fresche. Cantoni volle esprimere la raffinatezza del gusto neoclassico nella facciata di Palazzo Serbelloni proprio attraverso la semplificazione degli elementi architettonici ed il ritorno all’antico, identificati al piano terreno con l’uso dell’ordine tuscanico ridotto ai minimi termini, mediante i pilastri divisi in altezza in tre parti, ai quali egli sovrappose l’ordine ionico che prevale sull’intera composizione.
La facciata è decorata da un altorilievo di Francesco Carabelli, che rappresenta Sant’Ambrogio contro i nemici, il rientro dei milanesi dopo l’esilio del 1162-1167 e la missione dei milanesi a Costantinopoli. Poiché la facciata è rivolta a nord, nord ovest, i volti dei personaggi aggettanti, i  “valorosi milanesi ricevono l’ultimo raggio di sole, mentre gli avversari, di spalle, sono in ombra”.
Le decorazioni degli ambienti interni sono state realizzate nel corso degli anni, coinvolgendo artisti illustri e artigiani celebri dell’epoca.
Nello stile decorativo si possono individuare tre filoni proncipali:

Le grottesche: nel boudoir e nella sua piccola anticamera, piena di figure fantastiche, di simboli e di colori vivi; con scene del mito di Amore e Psiche, realizzate intorno al 1836-1837.

Le grisailles, decorazioni monocrome dipinte come un finto stucco modellato con figure, cornici e rosoni che ritroviamo ad esempio nella sala Gian Galeazzo, nella sala Parini e che fu probabilmente anche la versione originaria della sala napoleonica o sala Bonaparte.

I decori della sala napoleonica.
Proprio quest’ultimo ambiente è il più ricco di materiali e motivi differenti, scagliole, stucchi di fogliami e puttini, pitture policrome, fu l’ultima ad essere completata. È principalmente in questa sala, splendida in ampiezza e in decori, che avvenivano i balli, le rappresentazioni teatrali e i concerti musicali, che la famiglia Serbelloni amava condividere con l’aristocrazia culturale della città.
Gian Galeazzo Serbelloni, comandante della Milizia Urbana di Milano, aprì le porte del suo palazzo, il 15 maggio del 1796, a Napoleone Bonaparte, in marcia verso la Lombardia con l’Armata d’Italia, e ospitò lui, i suoi generali e la moglie Josephine Beuarnhais, meritandosi l’appellativo di “duca repubblicano“: conquistato dalle idee rivoluzionarie di Napoleone si dice che, in spregio ai nobili suoi pari, si sia tagliato pubblicamente il “codino“, simbolo della società aristocratica.

Proprietà
Gabrio Serbelloni morì nel 1774: il figlio maggiore Gian Galeazzo (nato nel 1744), che comprò per 320.000 lire la quota del palazzo spettante per diritto ereditario ai fratelli, portò avanti i lavori, che terminarono nel 1793.
Alla morte di Gian Galeazzo (1802), unica erede fu la figlia Luigia, che sposò nel 1789 il marchese Ludovico Busca Arconati e portò a termine le decorazioni del palazzo.
Il matrimonio di Antonietta Busca, nipote di Luigia, con Andrea Sola Cabiati trasferì le proprietà Serbelloni a quest’ultima famiglia.

Dal 1900 ad oggi
1921: Gian Lodovico Sola Cabiati incarica l’architetto Giovanni Greppi della costruzione dell’attuale scala.
1924: Gian Lodovico Sola Cabiati incarica l’architetto Aldo Andreani di ridisegnare il giardino.
Il 15 agosto del 1943: l’incendio che seguì il bombardamento distrusse quasi tutti gli ambienti interni risparmiando solo il corpo di facciata verso Corso Venezia.
Andarono così perduti per sempre la grande biblioteca, i dipinti del Traballesi, gli arazzi, i quadri e capolavori d’arte e di storia, raccolti nel tempo dai Serbelloni e dai loro eredi.
Si salvarono gli arredi delle camere in cui dormirono Napoleone e Josephine Beauharnais solo perché previdentemente trasportati, di notte, nascosti su carri, nella Villa Sola Cabiati di Tremezzo.
Dopo il 1943: l’ingegnere Luigi Carlo Caligaris esegue i rilievi e i progetti per la ricostruzione e il ripristino dell’ala del palazzo posta verso il giardino.
1948, 21 giugno: lettera dell’ingegnere Caligaris alla soprintendente G. Pacchioni per la raschiatura degli affreschi della Sala detta  “degli uomini illustri “ al pianterreno nell’ala verso il giardino, che non possono essere recuperati.
1946-1950: lavori di restauro e ripristino da parte dell’ingegnere Luigi Secchi dell’ala del palazzo rivolta verso Corso Venezia.
marzo-settembre 2012: il restauro conservativo e le implementazioni tecnologiche. Il progetto di riqualificazione del piano nobile è stato concepito con l’intento di riproporre l’originario ruolo di  “apertura” alla città di Milano e ai suoi cittadini, dotando questi spazi della capacità di ospitare grandi eventi di carattere culturale e sociale e restituendo all’edificio la facoltà di luogo per l’incontro di idee e di conoscenze.


2013: Cambi Casa d’Aste sposta la sua sede milanese all’interno del palazzo, utilizzando gli spazi del piano nobile in occasione delle esposizioni e delle vendite che organizza nel capoluogo lombardo.