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Zanino di Pietro (Bologna 1389 - Venezia 1443)
Madonna dell’umiltà

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Zanino di Pietro (Bologna 1389 - Venezia 1443) Madonna dell’umiltà

tempera e oro su tavola, cm 32,5x25 (restauri)
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Il dipinto, finora inedito, è una versione quasi del tutto identica di un’immagine della Madonna dell’Umiltà dipinta su tavola in collezione De Navarro a Glen Hale (New York) negli Stati Uniti, attribuita da Andrea De Marchi (Gentile da Fabriano: Un viaggio nella pittura italiana alla fine del gotico, Milano, Motta, 1992, p. 91, nota 63) al pittore tardo-gotico veneziano Zanino di Pietro e databile secondo Cristina Guarnieri (in: Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento, a cura di L. Laureati e L. Mochi Onori, catalogo della mostra (Fabriano, 2006), Milano, Electa, 2006, p. 166) qualche anno dopo il ritorno dell’artista a Venezia tra il 1406 e il 1407. Mentre la tavola in collezione americana risulta alterata da un rifacimento volto a presentarla come autografo di Gentile da Fabriano, attribuzione effettivamente proposta da conoscitori del calibro di Giuseppe Fiocco, William Suida, Pietro Toesca ed Adolfo Venturi, quando si trovava in collezione Foresti a Milano (pareri autografi conservati presso la Fondazione Federico Zeri di Bologna e riportati in: Arte europea da una collezione americana, catalogo della mostra (Milano, 1964), Milano, 1964, pp. 2-3), il nostro dipinto è in discrete condizioni e mostra un punto di stile che si può piuttosto accostare al polittico di Mombaroccio (Pesaro), databile secondo Mauro Lucco (in: La pittura nel Veneto. Il Quattrocento, Milano, Electa, 1989, p. 23) alla fine del secondo decennio del Quattrocento. In particolare, confrontabili con il Cristo dell’Incredulità di San Tommaso a Mombaroccio sono il volto raddolcito ed il panneggio mosso e arzigogolato della Vergine. In entrambe le versioni Zanino riprende un preciso motivo di Gentile, il Bambino disposto in diagonale con le gambe incrociate tra le braccia della Madonna, a noi noto nella Madonna col Bambino della Pinacoteca di Ferrara, collocata da De Marchi (Gentile da Fabriano: Un viaggio nella pittura italiana alla fine del gotico, Milano, Motta, 1992, pp. 57, 91, nota 63) agli inizi del soggiorno veneziano. Zanino (cioè Giovannino) di Pietro di Francia è documentato a Bologna fino al 1406, quando dovette tornare a Venezia per lavorarvi almeno fino al 1437; risulta già morto nel 1443. Di lui si conoscono due opere firmate, il trittico del Museo Civico di Rieti, databile secondo Andrea De Marchi (in: Pittura veneta nelle Marche, a cura di V. Curzi, Cinisello Balsamo (Milano), 2000, p. 70) e Cristina Guarnieri (in: Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento, a cura di L. Laureati e L. Mochi Onori, catalogo della mostra (Fabriano, 2006), Milano, Electa, 2006, pp. 162-167) poco dopo il ritorno a Venezia tra il 1406 e il 1407, e la Madonna col Bambino del Museo di Palazzo Venezia a Roma, datata 1429, in cui l’artista si sottoscrive come Giovanni di Francia. Fino all’intervento di Serena Padovani (in: “Paragone”, vol. XXXVI, nn. 419-423, 1985, pp. 73-81), gli studi avevano separato il pittore del trittico di Rieti sotto il nome di Zanino e l’autore della Madonna di Palazzo Venezia sotto il nome di Giovanni di Francia. È stata appunto la Padovani, su suggerimento di Federico Zeri e col sostegno di Miklòs Boskovits (in: The Martello Collection, Firenze, CentroDi, 1985, pp. 148-149), a stabilire l’identità di Zanino di Pietro e di Giovanni di Francia grazie a due documenti veneziani del 1405 e del 1408 in cui l’artista compare come Giovanni di Pietro di Francia. Si è così chiarita la personalità di uno dei protagonisti del tardo-gotico a Venezia, che, formatosi in ambito bolognese a contatto con la plastica espressività di Jacopo Avanzi e Jacopo di Paolo, diventa una volta tornato in patria il seguace più entusiasta di Gentile da Fabriano, a Venezia a partire dal 1408 almeno, mentre è già a Brescia nel 1414. Del grande pittore marchigiano Zanino ripropone il linguaggio dolce e fiabesco fino al termine della sua carriera, pur non venendo meno ad una caratteristica robustezza plastica nei corpi e nei panneggi e ad una espressività un po’ accigliata nei volti. L’opera qui presentata è una testimonianza successiva al primo accoglimento delle novità di Gentile, quando il risalto plastico ed espressivo dell’educazione bolognese di Zanino è ancora ben presente dietro la ripresa dell’arte gentiliana, come si osserva nel trittico di Rieti e nella Madonna dell’Umiltà della collezione Martello, oggi a New York, probabilmente eseguite a Venezia poco dopo il rientro da Bologna, e, dietro il rifacimento moderno, anche nella stessa Madonna De Navarro, di poco più tarda. Rispetto a queste opere le figure della tavola qui presentata denotano infatti già la maggiore gracilità e le espressioni più sognanti del polittico diviso tra la Pinacoteca di Ferrara e il Duomo di Cingoli (Macerata) e ancor più del posteriore polittico di Mombaroccio, ormai in direzione della fase stilistica rappresentata dalla Madonna di Palazzo Venezia. Il dipinto in esame rappresenta dunque un caso di ripresa di un’invenzione più antica da parte del pittore ed è emblematico del ruolo di fortunato divulgatore in chiave veneziana dei più eletti modelli di Gentile che Zanino, variamente coadiuvato dalla sua bottega, ricopre fino allo scorcio del quarto decennio del Quattrocento. Si ringrazia per la comunicazione il dott. Gianluca Del Monaco.
Live auction 176

Fine Selection - II - III

mon 2 December 2013
Milan
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