2

Albarello di maiolica foggiato al tornio; impasto di colore rosato, a grana fine, compatto; Genova (o Savona o Albisola) XVI secolo.

€ 400,00 / 800,00
Estimate
Evaluate a similar item
Description

Albarello di maiolica foggiato al tornio; impasto di colore rosato, a grana fine, compatto; Genova (o Savona o Albisola) [..]

Maiolica. Altezza cm 22,7. Conservazione: piccole sbeccature ai bordi, leggera felatura


Il vaso ha la forma di un cilindro lievemente rastremato al centro. La sua parte superiore si sviluppa nella breve superficie inclinata della spalla e termina fornendo il tratto esiguo del collo, che si conclude nell’orlo estroflesso a labbro sottile della bocca. La parte inferiore del recipiente mostra uno sviluppo analogo, ma risulta più ampia la fascia di raccordo al piede a cercine, privo di smaltatura sulla base piana.
La decorazione appartiene alla tipologia del “calligrafico a volute tipo A” (1), eseguita in monocromia blu sul fondo di colore azzurro “berettino” chiaro: sintesi grafica degli elementi vegetali di uno stile simmetrico e accurato proprio del vicino Oriente, comparso nel decennio 1525-1535 (2) a opera del centro ceramico turco di Iznik, diffusore e interprete di modelli decorativi cinesi del periodo medio della dinastia Ming (3), al potere dal 1368 al 1644.
L’ornato si estende sull’intera parte centrale del vaso, composto da tre successive volute, racchiuso entro le strisce circolari di colore blu intenso - una larga fra due sottili - che delimitano in alto e in basso la superficie occupata. I rispettivi spazi di raccordo al collo e al piede sono invece ornati mediante una specie di nastro a graticcio stilizzato, e sono a loro volta separati dalle parti estreme del collo e del piede per mezzo di un insieme di linee identico a quello già descritto, se non mancasse la linea sottile di confine resa inutile dal concludersi stesso della forma vasale.
Pur essendo molto rare le maioliche liguri integre del XVI secolo, limitato l’esame alla medesima tipologia di vaso ed esteso il numero dei soggetti ai reperti di scavo, si possono tuttavia istituire almeno sette utili confronti, dei quali, dato il poco spazio disponibile, conviene limitarsi a comunicare la bibliografia dei testi relativi (4).
Fra i sette elementi citati, l’albarello di farmacia rinvenuto a Cagliari, nello scavo compiuto in piazza Carlo Alberto, rappresenta forse il termine di confronto più idoneo ad affiancare l’oggetto in discussione (5). Cartiglio epigrafico a parte, il vaso anche se non del tutto integro fornisce notizie risolutive. Diviene infatti il teste senza dubbio veritiero dell’autenticità del recipiente suo omologo, quanto a forma, cromia, tipologia decorativa, segni e caratteri grafici dell’esecuzione, criteri e limiti del disporne la stesura sulla superficie vasale.
Se la rarità degli oggetti rende tuttavia elusivo il confronto formale quando si voglia stabilire la cronologia e l’origine dell’albarello, i risultati di numerose indagini archeologiche, compiute soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo scorso,
mitigano la carenza di quei dati.
La tipologia del “calligrafico a volute tipo A” risulta così essere la più antica fra le sue simili (6), propria di reperti di quella sola specie trovati a Savona, nel livello del sito vicino al Priamàr databile tra la fine del XV secolo e i primi decenni del XVI (7): quindi reperti coevi ai prodotti ceramici di Iznik dei quali imitano la decorazione (8); probabile via di una rapida ricezione il possesso genovese dell’isola di Chio, mantenuto fino al 1566 (9).
La conferma tecnica del ruolo di capostipite proviene a Genova dal colore rosato o marrone chiaro del “biscotto”, indice dell’impiego iniziale di argilla di cava, marnosa, ma resa impura data la presenza nel sito di terre diverse o divenuta utile perché dilavata in parte del carbonato, un sale estraneo, dilavata dall’azione dei vari agenti idrici esercitata nel corso del tempo. In seguito si utilizzerà l’argilla costituita solo di marna allo stato naturale, di colore giallo chiaro in cottura, ancor più porosa e quindi capace di offrire la migliore aderenza possibile a uno strato cospicuo di smalto stannifero (10). La qualità della marna, sia di cava o da sedimento proprio, è comunque in grado di evitare, nella seconda cottura del manufatto, l’insufficiente dilatazione del corpo ceramico rispetto a quella dello smalto, caso che ne determina la cavillatura (11). A Savona dagli scavi sono emerse le prove del tentativo di produrre la maiolica - il “calligrafico a volute” l’ornato prescelto - mantenendo l’uso medievale dell’argilla di fiume: ricca tra l’altro di ferro, come rivela il colore tendente al rosso del “biscotto”, quella specie di argilla si dimostra incapace di soddisfare le particolari esigenze del nuovo materiale, non essendo adeguata a procurare l’adesione del rivestimento smaltato di notevole grossezza (12), la pregiata e funzionale superficie di lavoro dei decoratori, custode interna sicura del contenuto dei recipienti.
Del resto rafforza la nozione del primato riguardo al tempo la protratta scarsa incidenza della tipologia “tipo A” nei contesti liguri posteriori ai primi decenni del secolo, fino a verificarne l’esiguità percentuale se non l’assenza nelle ultime decadi (13). Inoltre, date le diverse rispettive quantità di reperti trovate a Genova e Savona, è opinione verosimile che il “tipo A” sia un prodotto principalmente genovese (14). Ipotesi sostenuta dal fatto che quelle prove savonesi di continuità produttiva con la ceramica del medioevo propongono l’ornato “calligrafico a volute tipo B”, la tipologia giudicabile caratteristica di Savona in base al numero elevato dei reperti e al pregio estetico della loro decorazione (15).
Per ascrivere in maniera del tutto persuasiva l’albarello a Genova, Savona o Albisola - ma le notizie a suo riguardo scarseggiano - e ridurre a termine minore del secolo l’ampiezza della collocazione cronologica, serve in ogni caso il riscontro della qualità materiale dei reperti e degli scarti di fornace rinvenuti nei luoghi di produzione.

Note

1) Guido Farris, Valerio Abramo Ferrarese, “Contributo alla conoscenza della tipologia e della stilistica della maiolica ligure del XVI secolo”, Centro ligure per la storia della ceramica, Atti del secondo convegno, Albisola 1969, pp.11-46 (tavv. Fotografiche escluse); in particolare p. 22; tav. III; Arrigo Cameirana, “Contributo per una topografia delle antiche fornaci ceramiche savonesi”, loc, cit. Albisola 1969, pp. 61-72 (tavv. fotografiche escluse); Marco Milanese, “La ceramica postmedievale di S.Maria di Castello in Genova: contributo alla conoscenza della maiolica ligure dei secoli XVI e XVII”, Atti IX convegno internazionale della ceramica, Albisola 1976, pp. 269-310; Rita Lavagna, “Il contributo dell’archeologia alla conoscenza della maiolica ligure”, AA.VV., “Bianco-blu, cinque secoli di grande ceramica in Liguria”, catalogo della mostra, a cura di Cecilia Chilosi, Eliana Mattiauda, Ginevra-Milano 2004, pp. 37-40, in particolare le pagine 38-39.
2) Carlo Varaldo, “La maiolica ligure del Cinquecento nello scavo della cattedrale di Albenga”, Atti XXV convegno internazionale della ceramica, Albisola 1992, p. 172, nota 1; Rita Lavagna, “Tipologie della maiolica ligure del Cinquecento dagli scavi del Priamàr a Savona”, loc. cit. Albisola 1992, p. 13; Rita Lavagna, “La maiolica ligure del XVI secolo”, AA.VV., “Ceramiche della tradizione ligure, thesaurus di opere dal Medio Evo al primo Novecento”, a cura di Cecilia Chilosi, Cinisello Balsamo 2011, p. 32.
3) Farris - Ferrarese, loc. cit. Albisola 1969, tav. II a p. 19, fig. 5.
4) Orlando Grosso, Giuseppe Morazzoni, “Antica maiolica ligure”, catalogo della mostra, Genova 1939 - XVII, tav. XII; l’albarello conteneva “S. De Po.is Sabo …”: Syrupus de pomis Saboris Regis, sciroppo di mele del Re Sabor: “purgativo, aperitivo e isterico; serve per purgare la malinconia”; Costantino Barile, “Antiche ceramiche liguri, maioliche di Genova e Savona”, Genova 1975, pp. 324-325; l’albarello è datato 1572. “Diamaroni”: Diamoron, un preparato a base di more; Maria Laura Ferru, Maria Francesca Porcella, “La circolazione dei prodotti liguri in Sardegna nel XVI secolo”, Atti XXV convegno internazionale della ceramica, Albisola 1992, p. 232, fig. 1; “La. de … mellis ro.ti”, un preparato a base di miele rosato; Alexandre Gardini, “Vasi da farmacia medievali e del XVI secolo dagli scavi dell’ospedale della Commenda di Pré a Genova”, Atti XXXIII convegno internazionale della ceramica, Albisola 2000, p. 241, figg. 3-4-5; p. 242, fig. 8; i due grandi albarelli non sono integri; sostanze a base di luppolo e di sambuco i medicinali rispettivamente contenuti; Dede Restagno, loc. cit. Ginevra-Milano 2004, scheda n. 81, p. 191; “adipis tassi”: medicinale a base “di grasso di tasso”; alt. cm 18,5, diam. della base cm 8,5, figura a p. 115; Cecilia Chilosi, loc. cit. Cinisello Balsamo 2011, scheda n. 228, p. 197; Cecilia Chilosi, loc. cit. Cinisello Balsamo 2011, scheda n. 22, p. 35; “Benedicta. S.”: Benedicta (Laxativa) S.: “E’ una confezione fortemente purgativa, isterica, carminativa; fortifica tutte le parti del corpo. E’ chiamata benedetta per le sue grandi virtù”.
5) Ferru - Porcella, loc. cit, Albisola 1992, p. 232, fig. 1.
6) Rita Lavagna, loc. cit. 1992, p. 138.
7) Rita Lavagna, loc. cit. Albisola 1992, p. 137.
8) Rita Lavagna, loc. cit. Cinisello Balsamo 2011, p. 32
9) Rita Lavagna, loc. cit. Albisola 1992, p. 138.
10) Tiziano Mannoni, “Gli scarti di fornace e la cava del XVI secolo in via S. Vincenzo a Genova”, loc. cit. Albisola 1969, pp. 73-96 (tavv. Fotografiche escluse); Farris - Ferrarese,”Metodi di produzione della ceramica in Liguria nel XVI secolo”, loc. cit. Albisola 1969, pp. 97-110 (tavv. Fotografiche escluse);Carlo Varaldo, “La ceramica a Savona nel passaggio tra medioevo ed età moderna, i primi esempi di maiolica cinquecentesca”, Atti VIII convegno internazionale della ceramica, Albisola 1975, pp. 64-65-66; Alexandre Gardini,”Alcuni dati dell’archeologia urbana a Genova per lo studio della maiolica ligure di XVI secolo”, loc. cit. Albisola 1992, pp. 96-97-99; Rita Lavagna, loc. cit. Albisola 1992, pp. 137-138; Fabrizio Benente, “La maiolica ligure del XVI secolo in alcuni contesti della Liguria di levante”, loc. cit. Albisola 1992, p. 200.
11) Farris - Ferrarese, loc. cit. Albisola 1969, p. 100: T. Emiliani, “La tecnologia della ceramica”, Faenza 1957; Giovanni Aliprandi, Marco Milanese, “La ceramica europea, Introduzione alla tecnologia, alla storia e all’arte”, Genova 1986.
12) Carlo Varaldo, loc. cit. Albisola 1975, pp. 65-66; fig. 1, p. 67.
13) Rita Lavagna, loc. cit. Albisola 1992, pp. 135-136; 137; Fabrizio Benente, loc. cit. Albisola 1992, pp. 201-202.
14) Carlo Varaldo, loc, cit, Albisola 1975, nota n. 16, p. 66; Carlo Varaldo, loc. cit. Albisola 1992, p.172; Rita Lavagna, loc. cit. Albisola 1992, p.138; Rita Lavagna, loc. cit. Cinisello Balsamo 2011, p. 32.
15) Carlo Varaldo, “La ceramica di Savona al momento della distruzione genovese. Scavo dei resti della chiesa di S. Domenico il Vecchio”, Miscellanea di storia savonese, Collana storica di fonti e studi diretta da G. Pistarino, n. 26, Genova 1978 (1971), pp. 25-26; figg. 9 e 16
Live auction 611

Majolica and Porcelain - I

thu 16 December 2021
Genoa
SINGLE SESSION 16/12/2021 Hours 10:00
The description sheets do not always indicate the state of conservation of the goods, we invite you to always request the condition report before making your offers