L'ALBERO DI JESSE - Settembre 2014 - n. 07

Bianca Dolfin

L’albero di Jesse (o Iesse) è un motivo molto frequente nell’arte cristiana tra l’XI e il XV secolo, che trae origine dall’elaborazione concettuale della profezia di Isaia: “un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Isaia 11,1-2). In questo si racchiude la profezia sulla futura incarnazione divina. Secondo l’interpretazione tradizionale, oltre a indicare la futura venuta del Messia, svela anche il senso del suo mistero salvifico inteso come intervento benefico della sapienza nel mondo.La più antica rappresentazione conosciuta è riscontrabile nel Codice Vissegradesi, vangelo dell’incoronazione di Vratislao II di Boemia, datato 1086. Lo schema è stato rappresentato in numerosissime varianti, secondo il gusto proprio dell’autore e lo spazio disponibile nelle vetrate delle cattedrali e nei bassorilievi che ornano colonne o archi, nei codici miniati e nelle stampe, nelle tappezzerie e nei ricami, nelle sculture e negli affreschi. Il culmine dello sviluppo di questo motivo si raggiunge nel XV secolo, mentre in quello successivo incomincia il suo declino fino a scomparire completamente con la Controriforma.A partire dal XII secolo, in primo luogo in ambiente cistercense, l’albero di Jesse si presenta frequentemente associato alla figura della Vergine trionfante. La sua ieraticità, le proporzioni spesso maggiori di quelle degli altri elementi della composizione, Le danno talvolta un vero carattere d’icona all’interno della scena. La Madre di Dio in trono è raffigurata frontalmente, con lo sguardo rivolto ai fedeli, mentre il Bambino in grembo tiene con una mano il rotolo della legge e con l’altra impartisce la benedizione. Oltre al suo legame con il diffondersi del culto mariano, la fortuna del motivo va messa in rapporto anche con la propensione classificatoria del mondo gotico. La flessibilità del tema dell’albero permise, nei secoli XII-XIV, un arricchimento del motivo in composizioni sempre più complesse: oltre agli antenati di Cristo, è possibile infatti trovare anche raffigurazioni di profeti e altri soggetti non necessariamente provenienti dai testi biblici.L’albero della vita è un simbolo antichissimo e presente in moltissime civiltà e religioni orientali, che Ebraismo e Cristianesimo hanno fatto proprio come espressione dei legami di consanguineità, impiegato poi come modello per rappresentare la genealogia delle stirpi reali e nobiliari. Per le Scritture i sogni sono simbolo del mistero divino. Ed è Jesse, padre del re Davide, capostipite della stirpe d’Israele, l’autore del sogno che profetizzò la venuta di Cristo; non a caso spesso è rappresentato coricato o seduto. È proprio la combinazione di queste influenze, il carattere meraviglioso dell’immagine e la forma razionale dello schema, che costituiscono la specificità dell’albero di Jesse.
Così appare anche l’opera battuta all’asta da Cambi, una tempera su tavola di attribuzione ancora incerta. Se la Fondazione Zeri la classifica come dipinto di Battista di Gerio, Volpe la riteneva opera del Maestro dei Santi Quirico e Giulitta; ma potrebbe anche presumibilmente rientrare nel lavoro di Paolo Schiavo, pittore e miniatore toscano del Quattrocento.